Siamo immersi in un mondo saturo di colori. Al supermercato o nei centri dello shopping, i brand fanno a spallate tra gli scaffali per attrarre l’attenzione del cliente attraverso l’uso di colori sgargianti, contrastanti, esplosivi, dalle vibes aestethic… Noi ormai siamo abituati a questo caos cromatico, perciò le aziende sono sempre alla ricerca di nuove sfumature per poter comunicare il loro messaggio: “Scegli me!”. In questo mondo caotico e colorato, un ruolo chiave lo svolgono proprio coloro che del colore ne hanno fatto un mestiere, come i produttori di masterbatch, inseriti nella filiera della lavorazione materie plastiche. Tutto sommato, produrre un colore può sembrare semplice per un tecnico esperto. La vera sfida sta nell'averne il controllo in fase di produzione su larga scala. Occuparsi di colori significa innanzitutto aver a che fare con la chimica dei materiali e non sempre i risultati sono come ci si aspetta.
Per ottenere un colore, nei laboratori delle aziende di lavorazione materie plastiche, solitamente si inizia con l'analisi di un campione di partenza o di un codice colore da seguire. Quindi, viene sviluppata una formula che permette di riprodurre la sfumatura su un campione di prova e, all’approvazione dello stesso, su scala industriale. Successivamente, il reparto qualità verifica che il prodotto finale sia il più fedele possibile al campione originale, assicurandosi che il mix di pigmenti scelti riproduca esattamente la sfumatura desiderata e che non vi siano state alterazioni impreviste. Tuttavia, può capitare di confrontare due pezzi, prodotti in momenti diversi, e notare differenze di colore significative, pur avendo fatto uso delle stesse materie prime. Questo problema, senza un motivo apparente, è comune e può complicare la coerenza cromatica nelle diverse produzioni industriali di uno stesso articolo.
La questione, nota come deriva cromatica, è stata approfondita in un nostro articolo precedente. Il fenomeno consiste nell’alterazione graduale della colorazione di un prodotto, tra le diverse produzioni dello stesso nel tempo. Ma allora, come garantire l’inalterabilità di un colore prodotto in serie nella filiera di lavorazione materie plastiche? La risposta non è scontata e qui si aprono molte strade. Per non trovarci brutte sorprese, in Gaypa utilizziamo due metodi principali. Il primo è una stretta tolleranza cromatica. Questa misura indica di quanto è consentito che una sfumatura vari rispetto al campione originale, in gergo tecnico di quanto il colore può deviare. Si tratta di differenze quasi impercettibili ad occhio nudo, individuabili solo attraverso macchinari, detti spettrofotometri (che non c’entrano nulla con i Ghostbusters). Ecco, noi abbiamo deciso che il nostro margine di errore, detto appunto tolleranza, deve essere stretto e rigidissimo. Un po’ come la tolleranza che ha la nonna con te quando scopre che hai fatto il piercing al naso. Molto prossima allo zero.
Il secondo metodo che abbiamo adottato è la lottizzazione, ovvero un controllo cromatico anche tra lotti di produzione dello stesso articolo e sempre in riferimento al campione originale. Ciò evidenzia le alterazioni che avvengono tra lotto e lotto, consentendo di correggerle prima di intraprendere la via del non ritorno, la deriva cromatica. Se il confronto del colore avviene solo con il lotto di produzione precedente, si corre il rischio di perdere il punto di riferimento originale. Tale metodo richiede delle scelte sulle materie prime forti, per garantire alta qualità nel tempo. Capita che i wannabe coloristi uniscano i pigmenti alla rinfusa. Non sanno, però, che ogni materia prima è unica e, ad esempio, pur mettendo insieme un nuovo blu con un vecchio giallo, potrebbe non risultare la stessa tonalità di verde che si ottiene di solito. Dipende dalla chimica. Solo i produttori di masterbatch esperti sanno quali sono i migliori ingredienti da usare per creare delle ricette perfette e costanti nel “sapore”. Il segreto è proprio nella formula
La differenza tra colori viene spesso espressa in unità chiamate ΔE (Delta E), che quantificano la differenza percepita tra due colori. Un ΔE inferiore a 1 è generalmente impercettibile all'occhio umano. Il confronto dell’unità ΔE di un prodotto rispetto al campione originale è un dato utile per identificare alterazioni coloristiche e un campanello d’allarme a cui prestare ascolto per evitare che i colori vadano alla deriva, di produzione in produzione. Ciò è particolarmente rilevante nel settore lavorazione materie plastiche, come i masterbatch, dove anche piccole variazioni possono influire sul risultato finale. Per avere un maggiore controllo, vengono impiegati spettrofotometri, strumenti fondamentali per misurare con precisione il colore. Gli spettrofotometri misurano l'intero spettro della luce riflessa o trasmessa, fornendo una lettura dettagliata delle caratteristiche cromatiche.
In Gaypa, grazie a questi metodi di controllo del colore, ci impegniamo a garantire prodotti di alta qualità e coerenza cromatica. Se vuoi saperne di più su chi siamo e che cosa facciamo, vieni a leggere cosa possiamo fare per te e contattaci!